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New Haven Street

  • Immagine del redattore: Pierpaolo Cioeta
    Pierpaolo Cioeta
  • 13 apr 2013
  • Tempo di lettura: 4 min

Venite con me, vi porto a visitare un remoto villaggio della Nigeria il cui nome è New Haven


In questo reportage, realizzato in uno dei viaggi umanitari con Steadfast Onlus, con la quale collaboro come volontario e Project Developer, vorrei mostrarvi le condizioni di vita all'interno di un povero villaggio nigeriano.


Noterete che, a discapito delle molte cose che mancano, il senso di ospitalità ed i sorrisi abbondano.


Quel giorno, all'arrivo nel villaggio, ho chiesto agli uomini della scorta la possibilità di attendermi all'ingresso, dandomi modo di poter girare da solo, al fine di poter entrare realmente in sintonia con gli abitanti, che certamente sarebbero stati in soggezione nel veder circolare nelle loro abitazioni un uomo bianco scortato da militari armati.

Ho ottenuto questo permesso ed ho passato mezza giornata completamente solo, in compagnia di queste straordinare persone che mi hanno accolto nel modo che vedrete.


Come al solito, questo vuole essere un reportage fotografico. Ho cercato quindi di selezionare in 20 immagini le sensazioni vissute, cosa vi assicuro non facile quando si scattano centinaia di fotografie.


Buona visita.



Dopo un lungo tragitto sterrato nella foresta, ecco apparire il cartello che segnala l'inizio del villaggio.



Le prime modestissime costruzioni lasciano intuire che la vita nel villaggio è tutt'altro che agiata, ma questo c'era da aspettarselo.



Non trascorrono più di 5 minuti, ed ecco arrivare i primi abitanti che, incuriositi, si chiedono il motivo di quella visita inaspettata da parte di un occidentale carico di attrezzatura fotografica, scortato da tre jeep dell'esercito.



Quando uno sconosciuto arriva in un villaggio è d'obbligo presentarsi, spiegare le ragioni della visita e chiedere il permesso di incontrare gli abitanti. Dopo aver fatto tutto ciò, il Re del villaggio, l'anziano con il copricapo rosso, acconsente alle nostre richieste. Da quel momento, con poco inglese, qualche gesto e tanti sorrisi, sarò considerato l'ospite d'onore e, per le successive ore, vivrò la meravigliosa esperienza che state leggendo.



Naturalmente non si può pretendere che tutti siano felici della mia presenza. Questo bambino, per il momento, fugge impaurito da quello strano macchinario con il quale lo guardo.



L'uomo più anziano del villaggio, al quale rendere doverosamente omaggio, è pronto a ricevermi, si mette orgogliosamente in posa e la visita del villaggio può avere inizio.



Il clima è disteso, tutti hanno ormai capito che la mia presenza sarebbe stata un simpatico diversivo durante la giornata e quindi questo simpatico nuovo amico posa impugnando uno dei suoi attrezzi più preziosi, una sorta di zappa per lavorare la terra, rimasta immutata da centinaia di anni (almeno)



Il nuovo amico mi invita ad entrare nella sua modesta abitazione.



Come potete vedere, l'abitazione è una modesta capanna, con pareti in fango cotto e copertura in paglia, tutto intorno sono disposti vari attrezzi da lavoro.



L'interno della capanna è buio, angusto, composto da due vani, uno principale adibito a cucina ed il secondo a camera da letto. Non si può certo dire che si vive nel lusso...ma quanto orgoglio negli occhi di quest'uomo mentre mi mostra il luogo in cui vive!



Accanto all'abitazione, l'uomo ha un capanno all'interno del quale vengono lavorate le radici della Manioca.

La Manioca ha una radice a tubero commestibile ed è una importantissima forma di carboidrati, senza glutine, nell'alimentazione di molte popolazioni africane.




Ogni mio spostamento viene seguito con curiosità, da ogni angolo spuntano bambini bellissimi che sorridono a questo ospite inatteso.




Nel frattempo il Re del villaggio ha radunato alcuni dei suoi nipotini davanti la sua abitazione, vuole giustamente presentarmi l'intera famiglia.



Eccoli, dalla più grande alla più piccina, i nipoti del Re. Sono tutti bellissimi e lui è un nonno orgoglioso!



Lei è la più grande dei nipoti del Re, mi attende sull'uscio dell'abitazione, invitandomi ad entrare.



Anche questa abitazione è ovviamente molto modesta, tuttavia, per la gioia dei bambini, il Re possiede la Tv.

La programmazione non è certo quella a cui sono abituati i nostri bambini, la Tv propone continuamente improbabili telenovelas e programmi musicali, oltre qualche notiziario.




L'interno dell'abitazione del Re del villaggio. Notare come le pareti siano abbellite da ogni genere di quadro, calendario, poster. Le immagini sacre sono accanto a quelle pubblicitarie di vetture lussuose. Ogni genere di immagine viene usata per colorare le pareti dell'umile dimora.



Comincia ad essere tardi, è ora di andare. Ormai quasi tutto il villaggio mi conosce e si riunisce per salutarmi. Da notare che, durante il giorno, il villaggio è abitato quasi esclusivamente dalle donne e dai bambini più piccoli. Gli uomini sono a lavoro nei campi ed i bambini più fortunati a scuola, nella città più vicina, a molti chilometri di distanza.



Ciao è una delle parole che hanno imparato in fretta, ciao piccoli!




Lei, una delle bambine più belle incontrate nei numerosi viaggi in Nigeria. E' stata mezz'ora in posa a lasciarsi fotografare, dolcissima ed indimenticabile. Ciao tesoro!



Il cammino per tornare dove la giornata ha avuto inizio non è molto e si passa davanti all'unico pozzo del villaggio. A questo punto è opportuno approfittarne per prendere l'acqua mentre ci aggingiamo a salutarci.



Ci siamo, è il momento della partenza. Questa è la carovana con gli uomini di scorta che, come ho già detto all'inizio, mi hanno pazientemente atteso durante le ore che ho trascorso nel villaggio, concedendomi la possibilità di girare da solo e regalandomi una delle esperienze più belle vissute in Nigeria.

Non è salutare andarsene in giro da soli, normalmente la scorta per un bianco è necessaria per evitare i numerosi tentativi di rapimenti e rapine. Ma se ciò è vero nelle città o durante la percorrenza di strade molto trafficate, in questo villaggio non c'era alcun tipo di rischio.



Ho voluto testimoniare un aspetto della vita in Nigeria fatto di umiltà e tanti disagi, ma anche di serenità, di bambini sorridenti ed uomini ospitali. Aprire le porte della propria casa, con gioia, ad uno sconosciuto, non è usuale nel nostro mondo. Da quelle parti è la normalità ed il sentimento di riconoscenza è ben impresso nella mia memoria.

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